Francesca Perucchio – Il cielo, un mare di stelle, il mare, un cielo impenetrabile, la sabbia scura ricamata di perle, cascata che lambisce i piedi nudi. E poi l’alito della brezza notturna, carezza di una mano sicura, sullo sguardo soddisfatto di chi conclude l’esperienza Mab a Procida, con il desiderio di ricominciare. Ricominciare a guardare oltre le apparenze, oltre ciò che quasi stereotipato viene colto nella sua staticità, per coglierne la plasticità, la multiforme possibilità di essere ciò che è davvero e ancor di più ciò che potrebbe essere.
Ricominciare a indagare sui significati, perché non esiste una sola verità, ma tante verità quanti sono i punti strategici da cui il panorama viene osservato.
Lungo la spiaggia solitaria della Chiaiolella, unici suoni lo sciabordio lento del mare e il mormorio di voci lontane, maestoso si erge il faraglione. I fianchi modellati dalla voracità del tempo e dall’avidità del salino, sembrano ammorbidirsi in pieghe che addossandosi una all’altra trasformano la pietra in materiale molle, ma ben definito.
Lo scoglio allora si trasforma in estremità scampanata di un pantalone su una scarpa che ha solcato percorsi, figura spettrale che sfigura i suoi lineamenti in uno spasmo di sofferenza, profilo femminile che cela un sorriso di compiacimento, prua di un’imbarcazione che ha solcato mari, cloche elegante di una diva di altri tempi che sotto la tesa stretta e rialzata nasconde segreti.
La meraviglia si manifesta in quello che lo sguardo sa cogliere, è capacità di tradurre la bellezza in storie e percorsi, è la possibilità di plasmare in forme cariche di suggestione il reale. La capacità immaginifica di fronte alla sorpresa si insinua, nella mente, nel cuore e si mescola al sangue che circola nelle vene e crea mappe interiori, una cartografia del corpo che guida secondo coordinate che non hanno nulla di convenzionale, ma diventano bussola alla percezione di sè e del mondo. Osservare scenografie naturali e osservarsi attraverso ciò che il proprio occhio sa cogliere è scoperta dell’incommensurabile e dell’Essere, “docile fibra dell’universo”, è viaggio interiore alla scoperta dell’Io nel mondo.
Procida teatro naturale di impagabile bellezza e passione, area d’indagine di nuovi territori e del cuore.
La natura esplode in un arcobaleno di colori che esaurisce le possibilità cromatiche, e guida la mano dell’uomo a modellare forme che si plasmano, secondo un equilibrio osmotico che diventa perfezione.
Procida, essenzialità concessa all’essere umano nel suo affidarsi a una morfologia apparentemente ostile, sublimata nelle viste mozzafiato, misteri svelati dagli abitanti procidani, che con orgoglio e sacra ospitalità aprono le porte delle loro dimore, inebriando lo xénos con il profumo acre e intenso dei limoni appena colti.
Procida metafora di un corpo delimitato nei suoi confini, ma la cui potenza si fa energia e viaggia e si diffonde attraverso canali intangibili, elettricità che tocca e strega, anche a chilometri di distanza.
Procida fil rouge eletto tra cuori che palpitano, cordata di animi sensibili nel cogliere l’essenza.
Procida, sogno di una ragazzina adolescente, alle prese con la lettura d’autore, scoperta di un mondo arcaico così lontano dalla diciassettenne di allora, ma così intenso, così carnale, da diventare indimenticabile, anelito alla scoperta. Quei graffi di memoria indelebili hanno accompagnato la ragazzina ad essere la donna di oggi. Procida, sogno di Mappers temerari, giovani Arturo pronti a sfidare il mare.
Un passaggio di consegne, ecco uno dei molteplici significati del Mab vissuto sull’isola, un tesoro posto nelle mani di tanti giovani che hanno colto l’essenza di una terra magica e che hanno aperto i canali facendosi invadere dalla forza dirompente del luogo, si sono appropriati di una tappa inimitabile, tatuaggio su corpi e cuori in crescita.
E se con la stessa capacità metaforica che trasforma i luoghi guardiamo i nostri giovani e andiamo oltre all’apparenza, tacciata talvolta di superficialità e assenteismo, accadrà qualcosa di meraviglioso: la spiaggia arida si popolerà di cuori che pulsano, di teste che pensano, di fibre che colgono profondamente attraverso modalità insolite, per noi adulti e educatori, non per loro. A noi il dovere di coglierle, di apprenderle e valorizzarle.
E nel ribaltamento dei ruoli a accoglierci sarà lo stupore, proprio come è accaduto nei giorni intensi di laboratorio a Procida. E ci commuoveremo. E vorace allora sarà il desiderio di guardarli con uno sguardo rinnovato. E intensa sarà la loro gratitudine perché avremo donato sicurezza e libertà di agire. E allora, sapranno regalarci umiltà e al contempo orgoglio e desiderio di crescere insieme in uno scambio dinamico tra generazioni.