Una fake news: Draghi disarma la politica!

Quello di Draghi è un governo di Responsabilità Repubblicana ed è quindi un Governo Politico

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Sebastiano Cultrera* –  C’è una fake news che domina nel mainstrem mediatico che accompagna la nascita del Governo Draghi. Si tratta di questo: si sostiene che questo Governo sia un elemento significativo della Crisi della Politica, visto che i Partiti, per farlo nascere avrebbero fatto un passo indietro. E, addirittura, qualche Fukuyama de’ Noantri si azzarda a certificare, oramai, in Italia, la FINE della Politica. E la crisi del PD, con le dimissioni del Segretario, vengono inserite in questo quadro di riferimento. Che considero SBAGLIATO: potrebbero, quindi, conseguirne giudizi sbagliati, se teniamo per buono quel quadro di riferimento.

Sappiamo tutti, è vero, che la Politica italiana (e non solo) “non si sente troppo bene”, ma non da oggi: si tratta di un processo di lunga durata. Ora viene difficile determinare se il Governo Draghi sia il termometro o la cura di questa febbre, e servirà tempo per valutarlo. Ma serve chiarire subito come, di certo, NON NE SIA LA CAUSA. 

Uno dei nodi fondamentali della debolezza della Politica, nella Seconda Repubblica, viene dalla incapacità del Sistema Italia ad adeguarsi ad un bipolarismo ordinato cui si voleva approdare. 

Ci sono tanti motivi “esterni” (alla politica) all’origine di questa incapacità, molti dei quali legati (forse) alla “resistenza” di alcuni settori della società (e magari di pezzi dello Stato) durante il passaggio da uno status “autonomo” garantito dal proporzionalismo della Prima Repubblica ad una posizione più vassalla al potere politico, che la (presunta) stabilità del maggioritario minacciava di rafforzare. È il caso di alcuni settori dell’economia (padronato e sindacato compreso), di molta burocrazia, del sistema dei Media (che forse non è più quarto potere, nell’ordine di importanza). Ed è sicuramente il caso della Magistratura politicizzata (con correnti di puro potere più agguerrite e ciniche dei partiti politici). Si tratta di segmenti della società complessa moderna che sono importanti contrappesi al Potere Politico, ma che hanno tutti (in Italia funziona così) una caratteristica: sono irresponsabili davanti agli elettori e non dipendono dal consenso popolare (pur essendo in grado di condizionarlo).

Con la Seconda Repubblica si è inoltre esasperata la lotta politica, ed è, via via, venuto meno l’architrave che, dalla Resistenza, reggeva il sistema politico della Prima Repubblica: il rispetto e la collaborazione istituzionale tra i partiti politici (di maggioranza o di opposizione). La delegittimazione dell’avversario politico (promosso a NEMICO DEL POPOLO) e l’utilizzo disinvolto (da apprendisti stregoni) di strumenti impropri alla lotta politica, hanno determinato, in definitiva, una CRISI della politica della rappresentanza, dei corpi intermedi: insomma, dei partiti politici. 

Questi atteggiamenti hanno comportato, inevitabilmente, la delegittimazione della POLITICA tout court e dell’intero sistema dei partiti, giacché, oltre le tifoserie (sovraeccitate, ma sempre più esigue), è cresciuta la fascia della disaffezione e della critica radicale di tutto “il cucuzzaro” dell’offerta politica. I partiti della Seconda Repubblica hanno rapidamente perso (o affievolito) l’aspetto ideale (ché le ideologie erano crollate qualche anno prima) e il loro radicamento territoriale. Persino il PD (pur erede di tradizioni politiche capillarmente diffuse sui territori) sembra lontano dai territori: tanto è vero che molti nostri amministratori locali segnalano questo distacco. Il Partito più antico, la Lega, sembra oggi, volere recuperare (o meglio valorizzare) gli antichi legami territoriali (al Nord) sacrificando a ciò il progetto sovranista che di recente era stato una delle proposte politiche che aveva drenato delusi e arrabbiati della politica. La fascia più grande di questi elettori (delusi e arrabbiati) sono rimasti abbacinati dall’armamentario politico dei 5stelle (muniti di apriscatole ed honestà) in una sorta di populismo trasversale all’italiana. 

Le elezioni del 2018 sono capitate nel punto più alto di questa crisi e la vittoria di 5stelle e Lega sono state la conferma di queste tendenze in atto. Poi, anche per motivi geopolitici, è crollata miseramente una esperienza di governo sovranista e populista. Il tentativo del Conte 2, durato poco più di un anno, poteva, e doveva, restituire il campo ad una rilegittimazione della politica. 

C’è riuscito in parte, per la verità. Anzi l’ipotesi politica che gira attualmente attorno a Conte, ancora in piedi, somiglia ad un nuovo FRONTISMO, a prescindere dai contenuti; e con la sottaciuta idea di autoassolvere le proprie mancanze (progettuali ed operative) al solo fine di sconfiggere gli AVVERSARI CATTIVI. Abbiamo già visto che la strada del LUI È PEGGIO DI ME è la strada che porta, alla fine, alla delegittimazione di entrambi. 

La stagione di Draghi (che non immagino brevissima), può e deve essere utilizzata, invece, per RESTITUIRE CREDIBILITA’ ALLA POLITICA e ALLE SUE ISTITUZIONI. Lo standing del presidente Draghi e di una buona parte della sua squadra, fanno pensare positivamente a questa evoluzione. Non si può considerare l’esperienza Draghi con parallelismi all’esperienza “tecnica” di Monti, nell’illusione che, dopo, la parola torni alla “vera politica” dei partiti. 

I quali muoiono, probabilmente, dalla voglia di tornare a beccarsi come i galli di Renzo. (Naturalmente di Lorenzo Tramaglino, lombardo: niente a che fare col plurale toscano). 

La verità è che DRAGHI NON HA DISARMATO LA POLITICA, perché le armi erano già state perse nelle battaglie di questi ultimi anni; e già da tempo alla politica rimaneva poco più della rissa da pollaio. 

Quello di Draghi è un governo di Responsabilità Repubblicana ed è quindi un Governo Politico adatto a dare risposte ad un momento eccezionale, con i partiti politici che hanno fatto un PASSO AVANTI, non un passo indietro. Sono FELICE che, dopo il primo attimo di sgomento, il mio Partito ne sia stato uno dei maggiori “costruttori”. Credo che il compito principale di un partito che creda nella importanza e nel riscatto di una buona politica (la Bella Politica: vedi Veltroni) sia, quindi, oggi, sostenere e contribuire fino in fondo ai compiti del governo Draghi, senza nostalgie né rivendicazioni pregresse (né su Conte, né su Renzi, né su D’Alema, né su Paperino).

Se, nell’evoluzione del clima e del sistema politico (che necessita, tra l’altro, di una nuova legge elettorale) ci ritroveremo insieme ad altri soggetti convinti di un progetto riformista (magari gli stessi 5stelle, magari con Conte, oramai più ragionevoli) in un campo largo di centrosinistra ben venga. 

Ma credo che come dice l’altro Conte (l’allenatore vincente), per rimanere a guidare la classifica serva guardare partita per partita. La partita dell’oggi per il PD è contribuire al governo Draghi con tutte le proprie risorse, per il bene dell’Italia e per la (ri)costruzione del futuro dei nostri figli.  

  • Assemblea nazionale del PD

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