Leo Pugliese – Ci sono scelte che sembrano brillare come gemme sotto la luce del sole, ma che, una volta strette tra le mani, rivelano il freddo metallo di una trappola. Sposarsi non per amore, ma per convenienza, è come camminare verso un altare che si trasforma in una prigione. Una gabbia dorata, scintillante all’esterno, ma vuota e gelida dentro. Ti convinci che sia giusto, che sia il prezzo da pagare per una vita “perfetta”. Ma il cuore lo sa, e prima o poi te lo urlerà addosso: hai barattato la libertà della tua anima per il miraggio di una sicurezza.

La vita, così, diventa un teatro. Ogni giorno indossi una maschera, sorridi, reciti la parte del marito devoto, del padre esemplare. Ma dentro di te c’è un silenzio assordante. Ogni gesto, ogni parola, ogni carezza è vuota, come un’eco che si perde in un abisso. La casa è grande, ma è fredda come un mausoleo. I figli, pur essendo la luce della tua vita, non bastano a rischiarare l’oscurità che porti dentro. E la moglie, quella donna che hai scelto non per il fuoco dell’amore ma per il ghiaccio dei calcoli, diventa un’estranea che divide con te un letto, ma non i sogni.

Ti guardi intorno e ti accorgi che niente ti appartiene davvero. Non la casa, non la famiglia, non il mondo che ti circonda. È tutto un palcoscenico costruito da altri, una scenografia perfetta per una vita che non senti tua. E mentre gli altri ti invidiano — “Ha tutto”, sussurrano — tu ti senti come un naufrago che osserva la riva da lontano, sapendo che non potrà mai raggiungerla.

L’amore vero, quello che hai sacrificato per il denaro, il potere, o il prestigio, ti appare come un fantasma. Ti ricordi di quando il cuore batteva forte, di quando un semplice sguardo bastava a incendiare l’anima. Ora, invece, tutto è cenere. Ti sei condannato a vivere senza calore, senza passione, senza quella scintilla che rende ogni giorno degno di essere vissuto.

E lo capisci, ma troppo tardi. Lo capisci quando il tempo ha già scavato solchi sul tuo viso e sul tuo spirito. Lo capisci quando le giornate, una dopo l’altra, si ripetono uguali, come un orologio rotto che segna sempre la stessa ora. Lo capisci quando il tuo riflesso nello specchio ti guarda con occhi spenti, pieni di rimpianti.

Avresti potuto scegliere l’amore, quello vero. Avresti potuto accettare una vita meno comoda, ma più viva. Avresti potuto correre il rischio di essere felice. Ma hai scelto la strada più sicura, quella lastricata di certezze, solo per ritrovarti intrappolato in un labirinto senza via d’uscita. Una vita assurda, fatta di apparenze e non di sostanza.

L’amore non è una gabbia. È vento, è tempesta, è il fuoco che brucia ma che riscalda. E tu, invece, hai scelto il gelo. Ora non resta che accettare la tua condanna, o trovare il coraggio di spezzare le sbarre, anche a costo di perdere tutto. Perché una vita senza amore è solo un’ombra, un pallido riflesso di ciò che avrebbe potuto essere.

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