Agicom24 – Oggi giornata da segnare col pennarello rosso sul calendario. Infatti, oggi a Procida, piccola isola del golfo di Napoli, alle 11.00 – dopo una messa in sua memoria – sarà intitolato il Molo di Ponente del Porto di Marina Grande al parroco don Salvatore Verlezza,
La figura di don Salvatore Verlezza – ricordiamo CITTADINO ONORARIO DI PROCIDA – è legata indissolubilmente alla Chiesa di SS Annunziata dove è stato parroco per ben 37 anni.
Abbiamo chiesto all’amico e “postulatore” delle sue memorie Matteo Germinario di riassumere in poche righe la sua figura.
Salvatore Verlezza nacque a Santa Maria a Vico (CE) il 19 gennaio 1932 da Domenico e da Luigia Coppola.
Fin da bambino ha assaporato le amarezze della vita: dalle malattie, alla miseria, alla guerra.
All’ età di circa tre anni è stato miracolato, in quanto paralitico e deforme. Al passaggio della processione del Corpus Domini, la mamma, che lo teneva in braccio, si avvicinò al SS. Sacramento e, a gran voce, esclamò:< se me lo devi dare lo voglio buono, altrimenti prenditelo tu>. Poco dopo il piccolo Salvatore ha preso a raddrizzarsi e, dopo qualche tempo, anche a camminare. Il sentirsi raccontare continuamente questa storia lo ha reso consapevole di essere debitore verso il Signore e ha alimentato quella fiammella che ardeva dentro di sé trasformandola in amore sviscerato per il SS. Sacramento al quale ha donato l’intera vita.
Quando espresse il desiderio di voler intraprendere la via del sacerdozio i suoi genitori, come capita spesso, rimasero perplessi, soprattutto perché non avevano possibilità economiche. All’inizio ha studiato presso i Padri Oblati di Maria Immacolata, nell’istituto che sorgeva adiacente la chiesa dell’Assunta nel suo paese.
Dopo le scuole medie ha cominciato il suo peregrinare per l’Italia, cercando un posto dove poter studiare e approfondire la sua vocazione, passando per Firenze, Roma, fino ad approdare a 18 anni a Pianura presso il Vocazionario fondato dal parroco don Giustino Russolillo, il quale dirigeva personalmente la struttura.
All’ombra di don Giustino ha completato la sua formazione teologica e filosofica. Ha inoltre contribuito con molti articoli e poesie a sostenere la rivista della Congregazione “Spiritus Domini” di cui, in seguito, è stato anche direttore.
Nel 1954, essendo segretario di don Giustino, lo assisteva sempre nella celebrazione eucaristica ed una mattina, durante la consacrazione ha assistito al miracolo dell’estasi di San Giustino, che si è sollevato da terra. Tale miracolo è riportato anche nella biografia di San Giustino ed è stato approvato dalla Chiesa rientrando nei miracoli ufficiali che hanno portato alla santificazione del parroco fondatore della S.U.D. (Società Divine Vocazioni). Pertanto, don Salvatore è stato il primo postulatore della causa che ha portato prima alla beatificazione e poi alla santificazione di don Giustino, santificazione avvenuta il 15 maggio 2022 in Piazza San Pietro.
Il 20 settembre 1963 il suo superiore generale, don Giovanni Maria Galasso, per disposizione del Cardinale di Napoli S.E. Alfonso Castaldo, lo inviò a Procida a visionare la chiesa dell’Annunziata. Arrivò con la motobarca San Francesco (dell’armatore Di Maio – Spurtellaro) e si innamorò subito della chiesa, accettando l’incarico di parroco. Il 23 settembre ritornò a Procida con la nomina firmata dal cardinale.
La chiesa della SS. Annunziata era in uno stato quasi di abbandono. Dopo la morte del precedente parroco don Domenico Meglio erano trascorsi alcuni anni e solo saltuariamente si celebrava in ricorrenza importanti.
Lo stabile della chiesa reclamava un energico ed urgente intervento. Circondato dai tanti giovani della parrocchia, don Salvatore si rimboccò le maniche ed iniziò la sua opera di ristrutturazione.
L’opera che ricorda la sua permanenza a Procida è, senza dubbio, la statua della Madonna della Libera che svetta sulla scogliera di ponente. Tale scultura è stata realizzata in marmo bianco di Carrara da uno scultore della provincia di Caserta e pagata 18.000.000 (diciotto) milioni in contanti. Portata a Procida dal sottoscritto e dal compianto Nicolantonio Lubrano (detto Fradiavolo).
La statua rimase circa un anno in deposito nel suo cortile e solo il 23 settembre 1990 fu collocata sul molo con una solenne cerimonia. Per chi non lo sapesse è l’unico punto di Procida dove è presente, non la sua firma o il suo nome, ma il suo pseudonimo SALVE (che sta per SALvatore VErlezza) e compone la scritta ai piedi della statua “Salve Madre e Regina”.
Il suo nome invece è indelebilmente segnato nella mente di tutti gli amanti della processione del Venerdì Santo, in quanto con il suo avvento a Procida, la sacra manifestazione ha subìto una sterzata di novità culturale e artistica.
Memorabili erano anche i suoi presepi che soleva allestire ogni anno, davanti ai quali restavano incantati grandi e piccini per le sempre novità che presentavano.
Quando gli fu conferita la cittadinanza onoraria mi confidò che dopo l’ordinazione sacerdotale, era la cosa più grande che avesse ricevuto nella sua vita. Dello stato di procidano di onore ne andava fiero ed ha cercato sempre di ricambiare questa onorificenza dando il massimo di sé stesso per Procida e per i procidani.
Dopo aver speso tutto per la chiesa, in senso materiale e spirituale, con le stesse mani vuote come era arrivato, se ne è andato a riposare a S. Maria a Vico, suo paese natale, sotto una lapide di marmo verde (suo colore preferito).