Roma – Punta ad allargarsi Marinedì, il più grande network di porti turistici in Italia. La holding di partecipazione a piccole marine oggi ne gestisce 14, con 5.450 posti barca. Ma l’obiettivo è arrivare, a breve, a 16 porti e a 25 entro il 2026, per un totale di circa 12mila ormeggi, con un investimento complessivo di circa 20 milioni di euro.
A dirlo è stato in questi giorni al ilsole24ore l’ingegnere Marconi, azionista di controllo e amministratore unico dell’azienda, che lo scorso anno ha , « fatturato circa 16 milioni, con un aumento di oltre il 30% , trainato dai ricavi per ormeggi, rispetto al 2021, in cui si era già registrato un incremento del 22% rispetto al 2020.
Per l’anno in corso ha detto sempre l’ingegnere contiamo di arrivare a intorno ai 20 milioni con una crescita di un altro 20%. Stiamo intercettando la ripresa della domanda domestica, che si è manifestata in modo deciso durante il Covid, ma registriamo anche il ritorno ai livelli precovid di quella estera, che incide, però, maggiormente su contratti di durata media o breve e, comunque, inferiore ad un anno. I ricavi complessivi del gruppo, inoltre, nel 2022, hanno avuto una crescita del 25% circa, rispetto al 2021».
L’idea del network di porti, è stata concepita quasi 20 anni fa, spiega Marconi, ma la svolta è arrivata nel 2013, «quando abbiamo acquisito sette marine da Italia Navigando, società di Invitalia che aveva deciso di chiudere quel settore. Poi ne abbiamo acquisite altre. L’idea è di creare una rete di porti non troppo lontani gli uni dagli altri, per offrire agli armatori ormeggi e servizi col medesimo standard di qualità. A nostro parere si deve partire dal centro Italia per irradiarsi nei quattro punti cardinali ma riteniamo che il Sud Italia e il Nord Africa avranno grandi sviluppi nei prossimi anni; stiamo quindi orientando verso il Mare di Sicilia le nostre acquisizioni.
I prime due porti che si aggiungeranno ai 14 del network, e con cui le trattative sono ormai molto avanzate, sono Marina di Salina nelle Eolie e Biserta, in Tunisia. Poi si aggiungeranno gli altri, da qui al 2026: quattro in Sicilia, tre in Nordafrica, uno in Nord Adriatico e uno nel Tirreno».