Sebastiano Cultrera – La nomina ministeriale che più ho apprezzato, del governo Meloni è stata quella di Carlo NORDIO a ministro della Giustizia. La uscente Marta CARTABIA è una autorevolissima giurista ed è stata una ministra che è riuscita ad invertire l’atteggiamento giustizialista del ministero, del periodo di Alfonso BONAFEDE, la tricoteuse dell’ala più truce della magistratura italiana. La natura stessa del governo DRAGHI (governo straordinario di coalizione) ha fatto sì che il peso dei 5stelle (e delle lobby mediatico giudiziarie che li sostengono) abbia limitato molto le buone intenzioni garantiste della riforma Cartabia.

Ciò nonostante, dietro l’impulso di DRAGHI, che ha rappresentato le raccomandazioni dell’Europa per una riforma del sistema giudiziario, si è portata a termine una impresa che da anni non si riusciva a completare. Non è la riforma garantista che tutti ci aspettavamo.

E soprattutto non è “l’attuazione della riforma VASSALLI (medaglia d’oro alla Resistenza), che in vigore dal 1989, ma che non è mai stata pienamente attuata, soprattutto nei suoi principi ispiratori profondamente garantisti” come ha più volte ricordato proprio Carlo NORDIO, anche da ultimo dopo la nomina a ministro.

Adesso, però, il Governo MELONI sembra andare nella direzione di non volere scoprire il fianco alle critiche del potente can can giustizialista, che è stato il vero mainstream ideologico nazionale da Mani Pulite in poi. Inoltre non dimentichiamo che la destra meloniana potrebbe volere egemonizzare anche il precetto LAW and ORDER tipico di ogni destra identitaria che si rispetti. Sarebbe un bel casino.

E allora perché Giorgia Meloni ha voluto imporre NORDIO, anche contro le pretese di alleati e contro le proteste di certa magistratura? Si aprono, a questo punto, almeno due scenari: il primo conduce all’intendimento di MITIGARE le proteste del potente mondo giustizialista con prime misure che non sembrino lassiste nei confronti della criminalità (confermando in qualche maniera il carcere ostativo per i mafiosi, per quanto anticostituzionale, e, quello che è più preoccupante, assecondando lo strapotere delle Procure, rinviando l’attuazione della riforma CARTABIA, per quanto l’EUROPA chieda tempi certi e rapidi).

Ma quello sarebbe lo scenario più accettabile, per le istanze garantiste. Ciò che appare più grave, invece, sarebbe recuperare l’idea del consenso intorno alla INTRANSIGENZA GIUDIZIARIA (appunto nella ideologia del LAW and ORDER). Tentando, inoltre, di egemonizzare, su queste basi, il corpo molle della magistratura italiana. Che sarebbe ben felice di appoggiare uno giustizialismo di destra dopo avere amoreggiato con quello di sinistra e con quello populista, suo figlio prediletto. Franza o Spagna purchè si condanna, possibilmente già in istruttoria, possibilmente con sentenze emesse direttamente dalle Procure sui giornali del mainstream nazionale.

Chi, come me, e come tanti giovani socialisti della mia generazione, ha raccolto le firme per il primo referendum sulla giustizia giusta, in seguito allo SCANDALO TORTORA, si tratterebbe di un epilogo triste. Confidiamo che, invece, le parole di NORDIO sulla riforma VASSALLI, conseguente a quel referendum vinto (a furor di popolo) sulla responsabilità civile dei magistrati, non vengano disattese.

Anche perché, non si illudano a Destra, perchè il mainstream mediatico giudiziario non si lascia USARE dalla politica, ma, come la Storia italiana insegna, USA la POLITICA a propri fini, e se serve, cambia alleanze e strumentalizza chi viene dopo. Si tratta di un coagulo di poteri forti, reali ed incombenti, più forti di qualunque partito politico, che vede il successo elettorale di un partito come transeunte e che è riuscito, negli anni, a condizionare la vita dei cittadini ed anche il modo di pensare (male) della politica da parte degli italiani stessi.

E fino a contribuire alla formazione di un partito-movimento la cui ragione dichiarata è stata ANNICHILIRE la politica italiana e il sistema dei partiti politici, e addirittura del parlamento della repubblica. La partita vera in ballo, quindi VA ben AL DI LA’ delle singole norme giudiziare in bilico. Il successo e l’investitura popolare di questo governo ha senso se non riesce a tradursi in reale ritorno al PRIMATO DELLA POLITICA, che deve dimostrare, nei fatti, di “NON ESSERE RICATTABILE” né praticamente, né culturalmente dalle lobby giustizialiste del nostro paese. Ai posteri, come ovvio, andrà l’ardua sentenza.

Certo l’autorevolezza della politica sarà legata anche alle capacità e alle azioni virtuose che il governo riuscirà a mettere in atto. Ma c’è da dire che, nonostante la provata fede garantista e la lealtà costituzionale del ministro Nordio, i primi passi, su questi temi, destano qualche preoccupazione. La parte garantista e rispettosa dei principi del nostro ordinamento non può che augurarsi un successo dell’opera del ministro NORDIO, così come l’ha prospettata finora. Sapendo già che ogni compromesso al ribasso col Leviatano Giudiziario (e giustizialista), sarà pagato sul piano della difesa e delle garanzie costituzionali dei singoli cittadini italiani, sempre più inermi contro lo strapotere di certe procedure giudiziarie incontrollate ed incontrollabili. 

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