Sebastiano Cultrera – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è il nome italiano del Recovery Plan. La Ripresa e la Resilienza degli italiani, a partire da un momento come questo non può passare dall’abbattimento delle case, pure abusive.
Il momento è grave per l’Italia. Si sta immaginando uno spiraglio per uscirne, si immagina una luce in fondo al tunnel. In questo difficile frangente la ministra della Giustizia, in Parlamento, decide di esporsi e di invocare, per i casi di abbattimento già decisi dalla magistratura, che la stessa magistratura valuti “caso per caso” perché “specifiche problematiche sono difficilmente declinabili in normative di carattere generale”. L’appello quindi, alla magistratura esecutrice dei provvedimenti è quello di andarci cauti e di “valutare” prima di agire. Che è quello che esattamente quei giudici NON VOGLIONO FARE.
In particolare a Napoli opera un nucleo di magistrati particolarmente “rigidi” nell’applicazione delle norme edilizie e degli abbattimenti, dosando le esecuzioni durante l’anno (tecnicamente non sono possibili eseguirne di più) tanto da mantenere la “pressione” sull’opinione pubblica, tramite i media, con poche e mirate azioni dimostrative.
Ora non c’è dubbio che, come criterio generale, gli abbattimenti andrebbero eseguiti tutti. Stiamo parlando di oltre 250mila case ancora abusive in Italia. E, più specificamente, stiamo parlando di oltre 17mile ordinanze di abbattimento esecutive, solo nella provincia di Napoli. E, per essere equi, dovrebbero essere eseguite tutte insieme, però; e in un tempo accettabile. Il numero è alto perché sulla vicenda campana pesa negativamente l’operato ultra ambientalista e ultra giustizialista dell’ex governatore Bassolino. Bassolino scelse la demagogia ambientalista scegliendo di non applicare una legge dello stato (cioè il condono 2003). Bassolino, infatti, si oppose, con la normativa più restrittiva tra tutte le regioni, in una vicenda arrivata fino alla Corte Costituzionale. Ciò lo fece per passare da ambientalista e assecondò una opzione giustizialista della sinistra dell’epoca.
La cronaca riporta, a proposito, un duplice fallimento. Giacché Bassolino è (ahimè) ricordato come incapace di gestire le emergenze ambientali della Campania, a partire dalla crisi dei rifiuti. E, dall’altro canto, il suo giustizialismo, da apprendista stregone, è naufragato su miriadi di processi (ingiusti) che lo hanno visto vittima, ma che lo hanno (finalmente) fatto approdare nel campo del garantismo (di cui, oggi, si dice portabandiera).
Ma tant’è. Veniamo a Procida. E, per parlare di Procida citiamo un altro passaggio dell’intervento della ministra Cartabia sull’argomento abbattimenti, con un occhio anche alla questione campana. La Cartabia dice: “Le istituzioni non possono rimanere insensibili agli effetti che si possono determinare su condizioni di singole persone, specie quelle sprovviste di alloggio alternativo e di risorse economiche per garantirsi una differente abitazione”,
Ora, al di là di come ciascuno la possa pensare sulla vicenda abbattimenti, possiamo mai sostenere, nello specifico, che la magistratura addetta alla esecuzione di quell’abbattimento, abbia tenuto conto della raccomandazione della Cartabia? Per sgombrare ogni dubbio, bisogna precisare che la ministra, nella prima parte dell’intervento di circa un mese fa, aveva precisato che la Istituzione competente, nella fase dell’abbattimento era quella giudiziaria: non c’è, quindi, dubbio alcuno che, tra le istituzioni destinatarie del suo messaggio, la Magistratura sia al primo posto.
Ma vi sembra, onestamente, che la Magistratura, nell’abbattere la casa di Procida (procurando un immenso ed immeritato danno alla famiglia Ambrosino) abbia tenuto conto degli “effetti che si possono determinare sulle condizioni” di quelle oneste persone? Vi sembra che abbia ottemperato alle consegne della ministra?
Ma la domanda, come suggerirebbe un nostro illustre concittadino, sorge spontanea: perché NON lo hanno fatto?
La ministra ed il governo non avevano, e non hanno, un provvedimento, di ordine generale, da potere rapidamente adottare sul tema, e la ministra, infatti, ha annunciato uno studio a tale proposito e si è potuta limitare ad una raccomandazione. Che, in periodo di pandemia, dovrebbe essere ancora più stringente.
Ma i fatti sono altri, e l’abbattimento nella “simbolica” isola di Procida vuole significare proprio questo: che sulla ASSOLUTA DISCREZIONALITA’ del potere del Magistrato, sulla questione, non ci sono raccomandazioni e consigli che tengano.
In quel POTERE, pieno assoluto ed incontrollato, nessuno deve intromettersi. Neanche il Ministro! E l’abbattimento, severissimo, contro persone semplici ed oneste, vuole essere (proprio nella modalità come è stato eseguito) UN SEGNALE al Governo e al Parlamento, affinché la “politica” non ci riprovi a salvare le case abusive.
Infatti già alcuni giornaloni avevano tambureggiato la loro collateralità a certo potere, rumoreggiando contro l’intervento stesso della Ministra Cartabia, che vorrebbe “salvare le case abusive”. Facendo tornare la soluzione, di un problema concreto, in pasto alla demagogia. La vicenda Procida/Ambrosino è capitata al centro di questa tempesta e anche tutte le polemiche strapaesane e tante accuse umane e politiche lasciano, sotto questa luce, il tempo che trovano.
Nello specifico la politica locale non ha, naturalmente, perso l’occasione per organizzare inutili scontri e litigi, con le due parti contrapposte che continuano a beccarsi (come i galli di Renzo Tramaglino), pur trovandosi in una condizione di sostanziale impotenza.
Niente ferma l’orgia di certi poteri quando scelgono, per rafforzarsi, di compiere un gesto “esemplare”.