Il mare bagna Napoli. Una riflessione sul metodo riformista a poche settimane dal voto

La NAPOLI di oggi è il risultato del fallimento dei tanti populismi che la attraversano

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Sebastiano Cultrera – “Il Mare bagna Napoli”. Ma la città sembra esserne inconsapevole. Da decenni essa cerca di esorcizzare le proprie angosce e le proprie contraddizioni nascondendole dietro la pizza e il mandolino. Ma il MARE c’è, attorno a Napoli e alla sua Città metropolitana: a ricordarne la Storia, le potenzialità e la strada da seguire.

Il mare bagna Napoli. Da sempre. E irrora il territorio metropolitano di linfa vitale, di energia, di futuro.

Il Mare insegna. E Napoli, dopo avere tanto insegnato al mondo, adesso ha di nuovo bisogno di imparare.

La Napoli di Anna Maria Ortese già affogava nella retorica che coinvolse anche le migliori menti della Città. Serviva un secchio gelido d’acqua. Arrivò con la denuncia, con la constatazione dello SCANDALO di una assenza fondamentale: Napoli, travolta dai luoghi comuni, stava perdendo il rapporto col Mare, che era il simbolo scelto sintetico anche della Luce, e delle proprie Radici. Fu un momento di consapevolezza fondamentale che preparò una nuova stagione della città, con qualche idea di riscatto.

La Napoli degli ultimi decenni è, tuttavia, sprofondata in una sorta di stato catatonico: incapace di ascoltare sé stessa e di ritrovare il proprio ruolo di Capitale, e quindi di guida, di questa parte importante del Mar Mediterraneo. Napoli non può dimenticare il suo Mare, ed il ruolo cui la Storia la assegna (con un succedersi di intercambi, di contaminazioni, di incroci tra razze e culture). Napoli ha smarrito di nuovo gli “occhiali” e si è persa, ancora, nei vicoli bui (senza Sole e senza Mare) dominati dal populismo e dalla superficialità, dove la povertà d’animo diventa, talvolta, più grave della stessa terribile, irrisolta, povertà materiale.

Napoli è stata succuba (e lo è, ancora, in parte) di diverse forme di populismo (almeno tre), ciascuna con la propria carica di saccente superficialità e sbrigativa risolutezza atte a proporre soluzioni SEMPLICI E IMMEDIATE per risolvere tutti i problemi COMPLESSI che si sono stratificati in successivi momenti storici.

Certo il compito della politica (veniamo a quello) non si esaurisce con analisi storiche e sociologiche e neanche in suggestioni letterarie. Ma pensare, come oggi qualcuno fa, di avere soluzioni a portata di mano (magari PROPRIO PERCHE’ si è mandata in soffitta una buona capacità di analisi della realtà), senza la FATICA di un progetto, di un programma, di un percorso, non è solo demagogico: è criminale.

Ma da anni svariati populismi prevalgono nelle nostre zone. Ha prevalso per anni un populismo di sinistra (quello per capirci di “l’impianto di Bagnoli non si tocca, per difendere la cultura operaia”: ricordate chi guidava quei cortei?) che si è sposato recentemente con molte parole d’ordine “grilline” (come su malintesi approcci ai temi dell’ambiente, della decrescita, etc.) e non a caso esso è cresciuto parallelamente al populismo arancione del fai da te cittadino, con la scorciatoia politica della Repubblica delle Bandane. E, dalle parti più truci, non è mai cessato (anzi corre il rischio di crescere, sia pure in maniera carsica) un populismo di destra, a tinte razziste e ultra sovraniste, incredibilmente mescolato a istanze di revanscismo storico (paradossalmente proprio contro il Nord, dove la Lega ha la sua origine e la roccaforte)

“Per ogni problema complesso esiste una soluzione semplice. Che è SBAGLIATA” ricordava G. B. Shaw.

E di sbaglio in sbaglio, di errore su errore, questi anni di EGEMONIA POPULISTA hanno precluso una VISIONE unitaria e organica dello sviluppo e (in definitiva) hanno compromesso (nei fatti, al di là delle moltitudini di proclami ideologici) una migliore vivibilità della Città metropolitana di Napoli.

La NAPOLI di oggi è il risultato del fallimento dei tanti populismi che la attraversano.

Cito solo un esempio esplicativo: il fallimento culturale, prima ancora che politico e amministrativo, a risolvere il problema dei rifiuti. Con la conseguenza che a fronte di tanto ambientalismo sbandierato da tanti enti pubblici e privati, portiamo, ancora oggi, svariate tonnellate di immondizia nel Nord Europa, dove i termovalorizzatori compatibilmente lavorano a regime, tollerati anche dai leader ambientalisti di quelle parti (quelli che noi talvolta celebriamo). Insomma in questo e in altri settori l’approccio ideologico e i deliri populisti si intrecciano e impediscono un sereno approccio concreto ai temi reali da affrontare e risolvere.

COME e DOVE, quindi, condurre un impegno civico, politico e culturale, nella direzione di una proposta progressista, riformista e solidale, che abbia ambizioni di governo del territorio, forte di una attitudine maggioritaria?

“La partita riformista si vince solo con un grande partito riformista” ricordava Enrico Morando all’assise fondativa di Energia Democratica, a Bologna. E chi si è confrontato, all’interno, con una proposta politica, risultata minoritaria, deve continuare coerentemente la propria battaglia. “Non si può continuare ad andarsene col pallone, quando si perde” è la chiara presa di posizione di Anna ASCANI, vice presidente del PD e leader di Edem.

Ciò nonostante “Abbiamo in testa la vocazione maggioritaria, non l’alleanza strategica coi 5stelle”. E la competizione politica più immediata, quella regionale, è il terreno giusto per tentare di tenere a bada i populismi di una parte e dell’altra. Certo, conteranno potentati e interessi locali. Ma sono sempre contati: con Caldoro, con Bassolino e anche prima. E spesso chi si attarda (solo) lamentandosi degli altrui potentati mira spesso a difenderne qualcuno più amico.

Il nostro compito è di dare un contributo in termini di contenuti e, se possibile, di stile. Cercheremo di declinare, anche durante questa stagione elettorale, la nostra proposta coerentemente RIFORMISTA in Campania e, segnatamente, nella Città (metropolitana) di Napoli. Come ispirazione culturale, e come concreta dimensione economico politica, recupereremo (nelle nostre proposte) la centralità del nostro MARE.

 

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