Questa motivazione è sbagliata nella sostanza e non ammissibile dal punto di vista formale. L’Heimatbund ha perciò dato incarico ad un rinomato avvocato di Bolzano di procedere contro il Comune di Roma e di far valere anche lì il diritto al libero pensiero.
L’avvocato ha già mandato una lettera al Comune di Roma ricordando che né nel Decreto legge n. 507/1993, che disciplina le affissioni, né nelle successive delibere comunali di Roma sono state introdotte delle possibilità di controllo. All’Ufficio affissioni non spetta quindi una valutazione in merito all’opportunità ovvero legittimità o meno di un tale manifesto. Si tratta di un manifesto protetto dalla libertà di manifestazione dell’espressione di pensiero, prevista nell’articolo 21 della Costituzione. Simili manifesti sono stati peraltro affissi anche in diversi comuni della Provincia di Bolzano sia nell’anno 2007 che nell’anno 2013. Se l’Ufficio affissioni ritenesse che vi fossero gli estremi di un reato, rimarrebbe comunque libero di fare una denuncia presso la procura competente.
L’avvocato chiede quindi all’Ufficio affissioni del Comune di Roma l’annullamento, in sede di autotutela, del rigetto. Se l’ufficio non terrà conto di questo invito, l’Heimatbund si vedrà costretto ad adire anche le vie legali.